SARÒ MAMMA!

Sarò mamma o forse no.
Ultimamente me lo chiedo spesso, ma non perché sia scattato l'orologio biologico o sia successo qualcosa che non mi aspettavo. 
Appassionata di sociologia mi guardo intorno e vedo una spaccatura delle trentenni di mezzo corso. Abbiamo le single dopo decenni, le neo separate, le fidanzate da una vita e le spose perfette. Tra queste dobbiamo ancora dividere tra chi ha o non ha prole.
Premetto che non vuole essere una critica, né tanto meno una presa di posizione, solo il punto di vista di chi, come me non ha ancora procreato a questa età.

Quando hai trentasei anni e non hai figli ti trovi a essere la rappresentante di una categoria ben precisa: futura puerpera attempata (dando per scontato che prima o poi ti farai fecondare).
Errato. Alle volte non filiare è una scelta, libera.
Capita, lo dico per esperienza, di trovarti al supermercato e di essere l'involontaria protagonista delle critiche della signora dei salumi: "Mio figlio ha quasi 18 anni e io sono ancora giovane, non come le donne d'oggi che aspettano di aver le ovaie rattrappite per provare ad avere figli. Non sanno cosa si perdono. Poi si lamentano che non riescono ad averli".
Tu ti guardi attorno e sei sicura che anche se non ti conosce sta proprio parlando di te. Lo sai  perché al posto di avere un carrello o almeno un cestino, hai le mani impegnate a tenere le pizzette e le patatine e ti stai domandando come impilerai il resto delle cose che ti capiteranno sotto tiro.
Sai che sta parlando di quelle come te, perché quella non è la spesa di una che deve tornare a casa e sfamare un figlio, al massimo un gatto autosufficiente.
Tu un poco umiliata cerchi di deviare rubando al volo un cestino abbandonato, ci lanci la roba e per consolarti dall'amaro giudizio voli a prendere del cioccolato col caramello, un sacchetto di Haribo e una birretta. In fondo tu non hai nessuno a cui dare il buon esempio. Al massimo farai i conti con la cellulite che però non ti giudica, anzi ti sta attaccata al sedere come un'amica fedele.

Se hai trentasei anni e non hai figli è già da un po' che hai iniziato a dividere le uscite con gli amici. Tra quelli con prole e quelli senza: raramente le cose coincidono perché giustamente "i bambini hanno le loro esigenze” e tu pensi (ovviamente nella tua testa) che tu hai le tue.
Quando esci con gli amici i mini-loro, soprattutto quelli che escono di rado e parlano ancora meno in genere si propongono tre scenari.

Scenario 1: gli amici single o che insistono a voler vivere da fidanzati nonostante siano quasi in età da pensione (tra questi mi ci metto anche io), si ritrovano a colloquiare con piccoli uomini e piccole donne abbandonati a se stessi da premurosi genitori che per una sera vogliono godersi una serata tra adulti. Sembra strano, stranissimo lo ammetto, ma anche quelli senza figli hanno piacere a trascorrere qualche ora in compagnia di amici che vedono poco, magari, e scusate se esagero, bevendo in  tranquillità un bicchiere di vino. 
Il nostro stress ovviamente non è paragonabile a quello di un genitore ti raccontano da sempre. Chissenefrega se ti sei alzata alle sei e normalmente la tua giornata non sai quando possa avere fine. Con altrettanta franchezza devo dire che spesso quelle versioni mignon di bipede sono una compagnia più interessante e frizzante di genitori lagnosi. Sono limpidi, diretti, senza filtri e dotati di quella splendida cattivissima malizia che li porta ad arrivare dritti al punto, non ancora vestiti della pudicizia del perbenismo. Forse è per quello che li stimo, forse è per questo che ci tengo  a continuare a coltivare i miei 5 anni.

Ma non perdiamo il filo.

Scenario 2: l'amica senza figli,
per uno strano virus intestinale in pieno agosto, ti lascia sola. Lì sei veramente fottuta. La premessa delle conversazioni è: "Questa sera non parliamo di bambini" il voto delle donne presenti è unanime e per qualche secondo ti senti salva. Ovviamente prendi la parola tu che sei sempre in giro e non hai rivoluzionato la tua vita per un altro meraviglioso essere umano, ma basta un errore, piccolo piccolo, della serie "vi ricordate quando eravamo bambine" che hai scatenato l’inferno.  
Magicamente si comincia a parlare di cacche, insonnia, scuola, compiti, corsi e cose che tu nemmeno immagini. Il più delle volte scoppiano    sanguinolenti confronti tra mamme che assomigliano alla Guerra Fredda. Avete mai assistito alla gara della mamma più multitasking? Io abbandonerei la sfida prima ancora di cominciare. Mi terrorizzano. Troppi planning e poca spontaneità, per questo mi basta il lavoro. Per loro non è semplice, ma lo è. Questo ragionamento è difficile come capire un’equazione.
E qui si torna al principio: tu donna che non ha mai provato la piacevolezza di aver fatto uscire una testa dalla tua vagina, non puoi capire e questo te lo ribadiscono con la frase delle grandi occasioni "Perché tu non sei mamma!". Vomitano a spruzzo tutta la loro dolcissima frustrazione  dì madri perfette e, dopo averti isolata per quasi tutta la sera, si rendono conto che il tempo è scaduto e devono tornare a casa. Guardano i loro mariti e compagni che invece hanno approfittato della loro disattenzione per rilassarsi e magari bere quel cicchetto che a casa viene negato, e solo allora riprendono le sembianze delle ragazze che con te hanno albeggiato più di una volta. Nonostante ciò riescono a chiederti: "Perché non ne fai uno?".
"No, grazie" rispondi educata, terrorizzata dal fatto che potresti non uscirne vita da una risposta tipo "Per diventare come voi?” o “Ma se li bagni dopo mezzanotte cosa succede?”.
Fortuna che nel gruppo c’è sempre una mamma naive, quella che la prende con più spontaneità, che i bambini si sporcano, che i bambini sono solo bambini. Ti fanno sentire meno sbagliata e mantengono viva la fiammella del “forse un giorno anche io”.
In questa situazione rimpiango i nani dello scenario 1, da loro c'è sempre da imparare e si lagnano meno.

Che sia un caso o l’altro la domanda a fine serata è sempre la stessa: "Ma quelle nonne che tanto hanno insistito per diventarlo, dove si nascondono in queste occasioni?”. La risposta è banale: a casa a godersi la loro meritata libertà. Dopotutto, loro, la fatica l'hanno già fatta... Forse dovrei uscire con loro.

Scenario 3: quello che in fondo mi ricordo io. Bambini che si adeguano ai genitori ed escono con gli adulti, educati e simpatici. Hanno regole, non hanno bisogno di telefonini o promesse di ricche ricompense per stare in compagnia. Al mio tempo, e forse mi confondo perché è passato molto tempo, funzionava così. Dovevi stare bravo punto. Dovevi andare bene a scuola, punto. I capricci esistevano, a casa del vicino. Ah lo schiaffo, uno, era terapeutico, non una condanna per maltrattamento. Non so voi, ma io sono cresciuta senza nessuna turba, almeno non per questo.
Ammiro chi riesce a coniugare l’essere coppia all’essere genitore. Rappresentano la mia idea di famiglia. Un Amore a tutto tondo. Senza dimenticare di essere una o l’altra cosa.


Ora che vi siete fatti una pessima idea di me, vi racconto perché alla mia età si può non avere figli e non essere dei mostri insensibili.
Parto da me: non ne ho perché non ne sento la necessità, eppure so come li chiamerei. So che mi piacerebbe averne tre: Amalia, Arsenio e Itaca. Con Amalia parlo spesso in auto. La immagino lì a fianco a me (e già sarei da denuncia perché serve il seggiolino) che mi fa una testa tanta con le sue fantasie. Da megalomane la immagino come me da piccola: allegra, curiosa, mai zitta.
La prima volta che ho deciso di non avere figli avevo 25 anni ed ero innamoratissima. Poi un linfoma e la possibilità di rimanere sterile per le cure. Le mie ovaie furono più audaci e produttive, lo sono tutt'ora, ma rimaneva quello che chiamano il “periodo finestra” ossia cinque lunghissimi anni che devono trascorrere prima che ti dicano che sei, di nuovo, sana. Non ci devono essere complicazioni, in questi cinque anni.
Strano, perché non sono mamma e quindi non posso capire, ma io mi dissi che la prima grande promessa da fare a una nuova vita era di provare ad esserci per lungo tempo, almeno un tempo congruo perché diventasse un adolescente, poi un adulto e perché no, un vecchietto. Non ho mai capito le malate di tumore che solo per provare l'esperienza della gestazione negano a quel figlio tanto desiderato la possibilità di avere a fianco quella donna straordinaria che chiamiamo mamma. 
Ecco che automaticamente prima dei trenta non lo potevo nemmeno immaginare. Come avevo detto  non ci devono essere intoppi. Piccoli falsi tecnici hanno prolungato l’attesa a sette anni. Erano già 33 candeline. Avevo solo voglia di VIVERE senza la paura della morte. Al posto di un bambino feci un tatuaggio, anche quello dura una vita.
Credevo che prima o poi sarebbe scattato dentro di me qualche strano meccanismo. Si deve essere inceppato…Per ora non mi sono ancora stancata di essere figlia.
Sarei una bugiarda se dicessi che non mi sia mai venuta voglia. Una la ricordo perché era un’idea folle nata al tramonto tra due giovani innamorati pronti a sfidare tutto, anche se stessi. Ma le promesse fatte di fronte al mare sono quelle di un marinaio, se ne vanno con l’alta marea. L’altra perché l’ho sognata: ero a Miami e un uomo di spalle teneva in braccio un bimbo paffuto dagli occhi cerulei, vestito con un piccolo gilet di jeans. Un piccolo biker. Li  ho guardati e gli ho sorriso come quando guardi gli amori della tua vita. Ricordo che toccavo la pancia come se fosse in arrivo un quarto amore. Mi svegliai felice, appagata, ma con un unico dubbio… chi era quell’uomo?.
Non c’è da ridere. Credo che fare un bambino sia la pazzia più grande da condividere con un uomo perché non solo vuoi lui, ma anche il desiderio che un’altra persona gli assomigli.

Riflettevo su questa cosa proprio l’altra sera mentre con la faccia dipinta di colori fluo ero presa a scatenarmi al ritmo delle hit dei mitici anni ’80. In un miscuglio di generazioni, tra chi le cantava perché c’era e chi si muoveva perché la serata Club Haus è una moda. In quel momento sarei potuta essere stata a casa, con i bambini che non ho. Mia madre in fondo alla mia età ne aveva due e nemmeno piccoli… All’epoca la vedevo “vecchia”, ora mi rendo conto che è stata una mamma-bambina. 
Mi chiedo se sia egoismo o altruismo. Da una parte non mi sento pronta a rinunciare ai miei ritmi e abitudini, dall’altra so che se non avessi tentato di realizzare i miei sogni, investendo tempo e giornate senza fine sarei stata una mamma frustrata. E già, perché io, dei nani vorrei godermeli, portali in giro con me, avere quel lusso chiamato tempo. Mi salva il pensiero che a trentasei anni sei una zia giovane, soprattutto per le figlie adolescenti delle tue amiche e quindi c’è ancora tempo.
Di una cosa sono sicura: le mamme sono super eroi, ma non perché hanno figli sono donne migliori. Se fosse così ci sarebbe solo buone mamme…
Sono scelte e vanno rispettate. 
Prima di guardare stranita una donna, prima di ricordarle che dono meraviglioso sia un figlio, domandatevi se quella donna, che magari vi sta sorridendo, abbia scelto di non averne o sia il destino ad averglielo imposto. Se beccate una come me farà spallucce e penserà che intanto voi vorreste poter uscire fuori casa almeno 1/4 di quello che io sono fuori casa,  che vorreste il tempo per stare da sole senza che qualcuno vi chiami sempre “mamma qua, mamma là”. Non fate “no” con la testa,  siate oneste, almeno con voi stesse. 
Nel caso contrario, però, rendetevi conto di essere delle carnefici a volto scoperto, che sbattono la loro fortuna in faccia a chi vorrebbe anche solo poterne accarezzare la possibiltà. 
Mi dico sempre che ci sono troppi genitori che si meriterebbero un figlio e non riescono ad averlo e troppi che sarebbe stato meglio fossero andati a fare una passeggiata piuttosto che procreare.

Ma in fondo cosa ne so io che sto scrivendo alla luce della lampada a forma di Nutella in compagnia di un fenicottero rosa che mi guarda? 
Credo mangerò un'altra Haribo.







Commenti

  1. Brava! And then it really is nobody's business if you have want or will want children. I have thought the same thing. Just because women don't have children does not mean their lives are less stressful. It is different stress rather worry. Beautifully written Bella!!

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  2. Hi my dear! Thanks a lot for your words. A big kiss teacher!

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  3. Bellissimo pezzo.... Io ho un figlio,ma condiviso pienamente quello che hai scritto...anche perché ormai siamo giudicate sempre,sia che non ne hai,sia se ne hai tre o se ne hai uno....il figli unico triste.....cosi mi dicono, senza neanche mettere in conto,che il figlio unico possa essere una scelta oppure un sogno rincorso troppo tardi per mille motivi!

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    1. Grazie! Anche io ti direi che è una meraviglia avere un fratello. Non sempre è possibile... Nel mio essere vulcanica e con la risposta pronta ho imparato a tacere, o ad aspettare prima di parlare, perché le parole feriscono più di uno schiaffo. È come mi "sgridano" perché sono una persona molto allegra, ma in pochi sanno cosa ci sta dietro al mio sorriso. Un abbraccio

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