JE SUIS FRIDA KAHLO, MA NON AMO COME TE

Cara Frida,

sì, sei andata oltre il mito svestendoti di quell’aura di superiorità per diventare umana.
Fai meno paura, sei arrivabile, comprensibile, tangibile, fragile.
Eri mito, ora (per me) sei donna. Come me.
Credo saremmo diventate amiche, sai?. Forse esagero.
Non credo, no. Assomigli molto alle mie amiche e donne che stimo,  quelle che vengono definite “donne con le palle”.
Sono donne energiche, spavalde, forti. Hai presente quelle che ci sono sempre, che risolvo problemi e che sembra possano portare sulle loro spalle tutto il  peso del mondo senza aver bisogno di un sostegno. Ne hanno invece , per sopportare  quelli altrui e anche, dopo, i loro.
Sono quelle donne che inseguono i loro sogni, i loro ideali con la grinta degli adolescenti, che si scaldano per un torto e che non si pentono mai di quello che hanno fatto, perchè, le ha portate a essere quello che sono. 
Lamentano, in silenzio, di non poter mai essere “deboli”, perchè gli altri pensano “tanto lei ce la fa da sola”. Lo confessano quasi fosse un peccato ad altri esemplari come loro. La complicità di uno sguardo. 
Vorrebbero, ogni tanto, un aiuto, un abbraccio, un posto sicuro dove rifugiarsi. Un poco, mica tanto. 
Sono più brave a dare che a chiedere. Hanno imparato a suon di delusioni che loro sono condannate a farcela da sole. E lo fanno, solitamente col sorriso, pena e pregio di chi cerca sempre il lato positivo. 

Sono quelle stesse donne dotate di una sensibilità tale da poter essere cristalli, che si spezzano dentro e rischiano di implodere perchè accettano di vivere in pienezza, sorseggiando la vita a piene mani con l’ingordigia e la curiosità di chi non ne ha mai abbastanza. Quelle guardano al mondo con gli occhi stupiti dei bambini. Che conoscono il significato di resilienza lo applicano come un mantra nella quotidianeità e non come una parola che va di moda.

Quanta fatica dietro questi temperamenti, quanta solotudine nella moltitudine.

Perchè ti dico ciò? Mi hai stupito, cara Frida. Non mi aspettavo di uscire da una mostra con lo stomaco rivoltato e l’animo sconbussolato. La forza dei tuoi ritratti, la bellezza delle tue foto e la sofferenza del non detto ha risvegliato in me ricordi, emozioni, paure. Ho conosciuto una donna dai lineamenti decisi, ma gentili che si ritrae con tratti risoluti, squadrati, marcati come a voler sorreggere l’idea che gli altri dovrebbero avere di lei. Tanti selfie per mostrare “il lato migliore”. Ecco la tua modernità inconsapevole.

Quanto hai amato? Quanto profondamente ti sei data? Quanto hai costruito il tuo personaggio per dimostrare a un uomo, il “tuo” uomo, che come te non c’era nessuna?
Quanto cara Frida?
Mi sono fatta questa domanda per giorni. 
Nella tua storia ci ho trovato la mia, quella delle mie amiche e di tutte quelle donne che almeno una volta nella vita di sono macerate d’amore. 
No, non mi vergogno a dirlo: per un uomo si può perdere la testa, il sonno, il peso, l’obiettività, il sorriso.
In cuor nostro sappiamo che è l’uomo sbagliato, una fiera che ci massacrerà. Ma ci lasciamo corrompere nella nostra integrità da una promessa di dolcezza. 
Per donne come noi uno dei primi segnali di allerta è la voglia incontrollata di sacrificare con affetto e leggerezza un pezzetto di quella libertà a cui tanto siamo votate. 
Diego e tu, Anna e Stefano, Giorgia e Andrea, io e…
Ne avremmo di storie da raccontarci, da confrontare, da cui imparare. Tante da cui facciamo finta di prendere le distanze, ma che in cuor nostro conosciamo bene.
C’è chi promette di lasciarla “Perchè tu sei tutto, troppo e meriti di meglio. Perchè lui non è abbastanza”. E c’è del vero, ma accecate d’amore non vogliamo accettarlo.
C’è quello che 
vuole invecchiare con te, ma non può lasciare i figli e continua a fare il buon marito e padre di famiglia. C’è quello che ama solo te e si scopa tutte le altre. C’è quello che ti fa perdere la testa con le parole e veri e propri proclami d’amore  pronti a scalfire l’incertezza del domani, minata dall’inconsistenza di quelle stesse parole. Quelli che ti chiamano Amore con la facilità con cui prendono un caffè.
Ci sono quelli che hanno modo e ti rapiscono per la loro capacità di guardarti dentro, dotati, apparentemente, di rara sensibilità che di norma nasconde un grande ego e l’incapacità di vivere la realtà. 
Quello che ti ama quasi fino a morirne, ma che in fondo (nemmeno troppo) scambia l’amore con l’euforia del momento. Dimenticavo anche quello a cui diamo uno pseudonimo scemo perchè il suo non lo puoi usare.

Mi dirai che così è facile… Tutti uomini pessimi. 

Ma non mi hai fatto finire cara amica mia.
C’è anche quello che ti tradisce col silenzio. Quello affidabile, che ti ama che non ti tradirebbe mai! Non con una donna almeno. No, non parlo nemmeno di uomini. Parlo di chi tradisce la coppia nel suo voler progredire, di chi la considera
un dato di fatto, quelli che sono talmente sicuri di un “noi” da essere tanto miopi da non capire che è un terreno che va seminato in ogni momento. Eterni fanciulli da spronare, da crescere.  Quelli che ti fanno tenerezza per la loro ingenuità, che poi è pigrizia. Quelli che si dimenticano di svegliarti con un bacio, quelli che quando sei madre si dimenticano quanto tu abbia bisogno di essere una donna.
Quelli che delegano tutto a te in maniera mite. Quelli che non puoi odiare perchè hanno modi gentili e anima pura, condita da una dose di egoismo e immaturità laccata di un dolce miele che confonde il palato.
E tu soffri, morendo giorno dopo giorno, pronta anche a giustificarlo: “Dopotutto è fatto così, io non voglio cambiare le persone”.
Ti perdi in proiezioni di quello che vorresti, restando sempre allo stesso punto. 
Imbambolata in un limbo senza fine, a chiederti se non sia tu il vero problema.
Reagisci come se non te ne fregasse nulla, perchè tu non ti pieghi e continui a ridere, a coltivare il tuo voler essere una persona completa. E aspetti che torni, perchè in fondo “Tu sei unica”. E tornano, purtroppo, fino a quando glielo permetti.
Perchè la colpa di questa tortura è solo nostra (se capisci cosa intendo).

Sì è vero sei unica, siamo tutte uniche. Sono loro che sono uguali.
No, non tutti, per la carità. Non mi permetto di farne una questione di genere, parlo solo di ciò che conosco, di ciò che ho vissuto o che ho condiviso in lunghe telefonate al telefono tra piati, grasse risate e rimproveri dovuti. 
Credo, magari sbaglio, che gli uomini ne parlino solo meno, che soffrano in silenzio. Anche loro non chiedono, anche loro si chiudono nel loro dolore e si allontanano sempre più dall’amore, rischiando di non vederlo arrivare.

E penso a te amica cara.
Dio quanto hai sofferto, quanto ti sei consumata dentro con mille perchè e nei se… “Se avessi fatto, se non avesi detto, se, se…”. Ma l’amore è una cosa a due, non una lotta a chi è più forte. Così si perde in due.

Cara Frida, mi permetto di parlarti a cuore aperto solo perchè sono stata posseduta da quella perdizione. L’ho rivissuta attraverso te, i tuoi colori, il tuo essere esagerata, sfrontata, scenica. Sempre. Anche con la morte. 

Cara amica, solo una cosa non ho capito. Come ha fatto una donna come te a non dire basta? Come hai fatto ad amare lui più di te. A non ambire a una felicità sana. Come hai fatto a non pensare che nessuno meriti tanto. 



Ecco io questo non lo capisco. Come puoi amare se non ti ami?. Mi viene il dubbio che forse tu non l’abbia fatto mai. E allora dopo aver pensato “Je suis Kalho” alla fine mi son detta “Forse no, perchè è passato”.

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